X
Nella valle di Katmandu, le fabbriche di mattoni, sorgono in zone rurali e isolate, lontane dalle reti stradali e quindi anche da servizi, botteghe, negozi, scuole o ospedali. Dal di fuori, i mattonifici sembrano come degli enormi campi per rifugiati, con delle piccole e temporanee capanne (chiamate Jhyaulis), fatte di mattoni coperti con lastre di lamiera. I muri traforati di queste capanne non sono sufficienti a proteggere i lavoratori dal vento freddo della valle di Katmandu, tipico dei mesi invernali. Questo è infatti un lavoro che si svolge per circa 6 mesi l’anno, solitamente nella stagione secca che va da novembre a maggio, quando la terra è secca e quindi adatta a produrre i mattoni. La vita in queste condizioni si trasforma in una continua lotta per la sopravvivenza. I rischi per la salute sono enormi: la forte concentrazione di polvere presente nell’area e i fumi tossici rilasciati dai forni di mattoni rappresentano spesso una combinazione letale. Infatti, le aree intorno ai mattonifici sono solitamente altamente inquinate. Si stima che, ogni anno, ben 850,600 tonnellate di diossina vengono rilasciate dai forni di mattoni nella sola Valle di Katmandu, mentre il conseguente inquinamento delle aree circostanti è sufficiente a provocare la morte prematura di 1.600 persone all’anno, solo a Katmandu. (Testo a cura di Muriel de Meo).